L’ulivo non solo è generoso nella sua vita infinita (troviamo in Italia e altrove ulivi con più di mille anni) ma rappresenta un patrimonio culturale, disegna il nostro paesaggio e ci offre il suo olio di altissima qualità.
Quando si parla della pianta di ulivo bisogna ricordare che esistono tante varietà diverse, ognuna rappresentativa di un territorio; sono piante che si adattano alle condizioni pedoclimatiche del luogo, interpretandolo al meglio.
In Italia esistono più di cinquecento varietà, un patrimonio ricchissimo che potrebbe esprimersi in altrettanti tipi di olio, dando luogo a una possibilità infinita di usi e abbinamenti. Le aziende più all’avanguardia lo sanno e propongono al pubblico sia oli monovarietali, chiamati anche mono cultivar, che i blend.
Con i blend si aprono molteplici possibilità, trattandosi di una combinazione di oli prodotti con più varietà di ulivi, si possono fare infinite combinazioni, addirittura si potrebbe parlare di oli fatti su misura, come per l’alta moda, una vera e propria sartoria dell’olio dove il cliente può chiedere al produttore un olio più o meno fruttato o più o meno intenso.
Possiamo dire che il monovarietale è meglio del blend?
Assolutamente no, possono essere eccellenti tutti e due o nessuno. L’olio di qualità è un prodotto che mira all’eccellenza, il produttore segue tutto il processo produttivo, dalla pianta al frantoio, ottimizzandolo con un packaging adeguato. Una cosa è certa, quando si assaggia un prodotto di qualità non si torna più indietro, si entra nel meraviglioso mondo dell’olio extravergine di oliva.
Desirée Nieves
Olivicoltore
Sommelier dell’olio
Assaggiatore professionale